Omelia Della Domenica

Domenica 05 Maggio 2024 Pasqua

Breve Omelia di Fra Moreno

Riflessione Di Fra Prosper

VI DOMINICA DI PASQUA           05/05/2024

Celebriamo la sesta domenica di pasqua. Nel vangelo abbiamo ascoltato queste parole: «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (v.11).

Gesù parla qui di gioia, non di piacere o felicità.

Gioia è la parola più “alta” del nostro cammino esistenziale.

 

Se il piacere riguarda i sensi: una volta appagati il piacere svanisce, la felicità dipende dalle fortuite circostanze della vita. Si sarà felici nella misura andranno a verificarsi quelle circostanze immaginate benevoli per sé stessi. Il problema è che la vita non va quasi mai come l’abbiamo preventivata.

Piacere e felicità sono sentimenti sotto condizione.

Ma la gioia, che troviamo nel vangelo viene chiamata anche beatitudine. Essa è incondizionata, cioè non soggetta né ai sensi e tanto meno alle circostanze.

Si tratta piuttosto di ‘uno-stato-dell’essere’. Non deve giungere, accadere. È già data, come l’anima informa il corpo. Il problema è che non ne siamo consapevoli. La gioia, la troviamo in noi piena quando rimaniamo nel Signore.

San Francesco di Assisi la definì ‘perfetta letizia’. E abita nei fondali esistenziali, a profondità abissali, che frequentiamo troppo poco, perché impegnati a stare sulla vivacità della superficie.

Per Francesco, Gesù di Nazareth… una cosa è chiara, che questa gioia, questo ‘stato dell’essere’, questo sapersi radicati nel Tutto non potrà essere toccato da nulla e da nessuno. Niente nella vita potrà accedere a tali profondità: «nessuno vi potrà togliere la vostra gioia» (Gv 16, 23).

Va da sé che questa gioia perfetta, ‘assoluta’ ossia sciolta da prestazioni e legami, non risiede nella positività della vita. Non ci deriva dal costatare che le cose vanno bene, o dall’assenza di prove, malattie, sofferenze, ma piuttosto dalla negatività ‘assunta’ e accolta. È solo questione di integrazione delle proprie ombre e al contempo di disidentificazione con le medesime: io-non-sono-tutto-ciò che la vita mi riserva. Il mio centro, il mio vero Sé – Dio – sorgente interiore – fuoco (ognuno lo chiami come vuole) – rimane, nei miei abissi interiore, fortezza inattaccabile e inespugnabile.

si può ben soffrire senza per questo cadere nella disperazione. […] Sai, qui se non hai una forza così grande dentro di te da poter vedere il mondo esterno come nient’altro che una serie di pittoreschi accidenti incapaci di rivaleggiare con la più grande beatitudine.

Nella prima lettura Pietro incontra Cornelio, e lui aspettava che Cornelio disse il motivo della sua chiamata, ma volontà di Dio era quella di fare scoprire a Pietro un nuovo sguardo sulle persone. L’incontro con Cornelio fa vedere a Pietro l’universalità di Dio. E dichiara: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga».

Nella seconda lettura: amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.

 Sia lodato Gesù Cristo!

Fra Prosper